Contagiò Aids alla compagna, l’untore di Messina resta in carcere

Il giudice ha detto no alla richiesta di scarcerare il presunto untore messinese, arrestato con l’accusa di aver contagiato l’Hiv alla compagna, poi deceduta.

Il Tribunale del Riesame ha rigettato l’istanza dell’avvocato Carlo Autru, difensore del cinquantacinquenne che aveva chiesto per lui quanto meno i domiciliari. Ma il Collegio della Libertà ha deciso diversamente, disponendo che l’uomo resti in cella, a Gazzi, in attesa del processo.

Il TdL ha parzialmente accolto soltanto una parte dei rilievi del legale, facendo cadere una della lunga lista di reati a carico dell’uomo. Resta pesante, quindi, il quadro accusatorio nei suoi confronti, che per anni ha taciuto alle compagne di essere sieropositivo.

Un mese fa circa è scattato l’arresto, dopo la denuncia della sorella della sua ultima compagna messinese, una professionista deceduta un paio di anni fa tra atroci sofferenza, senza che alcun medico riuscisse a diagnosticarle per tempo l’Aids. Una diagnosi che, se tempestiva, forse avrebbe potuto salvarla.

Per questo oltre che il 55enne ci sono altri due indagati, due dei medici che hanno avuto in cura la donna fino a poco tempo prima della sua scomparsa.

Intanto la sorella della vittima continua la sua battaglia e spiega: “Mi sono esposta e sto lottando, a prezzo della mia privacy, perché vorrei salvare tante altre donne potenzialmente in pericolo”, spiega l’avvocata, che è assistita dall’avvocato Bonni Candido.

“Agli atti ci sono già le denunce di un’altra donna infettata e di altre che sono state con lui e alle quali ha taciuto ostinatamente di essere ammalato. Chi sa quante altre ragazze sono state con lui senza sapere di essere potenzialmente in pericolo. Sarebbe importante che avessero modo di scoprirlo, così da controllarsi”, conclude.

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