Si sono svolti in videoconferenza gli interrogatori di garanzia degli arrestati nell’ambito dell’operazione “Caronte”, che ha portato alla disarticolazione di una intera famiglia dedita – secondo l’accusa – allo spaccio di stupefacenti a Riposto. L’indagine, condotta dai carabinieri della Compagnia di Giarre, ha svelato l’esistenza di una “piazza di spaccio” allestita in una palazzina popolare di via De Maio, che rappresentava una lucrosa fonte di reddito per il sodalizio.
Gli indagati, assistiti dai rispettivi legali, gli avvocati Lucia Spicuzza, Salvo Sorbello, Enzo Iofrida e Andrea Gianninò, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio davanti al Gip Annamaria Cristaldi e al pm Michela Maresca. Venerdì, invece, saranno interrogati i due minorenni coinvolti, attualmente in comunità, presso il Tribunale dei Minorenni.
Al centro dell’inchiesta figura il ruolo di promotore svolto, secondo l’accusa, da Ivan Privitera, attualmente detenuto nel carcere di Noto. Nonostante fosse agli arresti domiciliari, Privitera avrebbe organizzato un fiorente mercato della droga, ricevendo acquirenti di diverse sostanze stupefacenti, come marijuana, cocaina, crack e hashish, direttamente sulla porta di casa, anche in orari notturni.
L’indagine ha rivelato che il rione popolare di Riposto, situato alle spalle di Quartirello, era diventato un vero e proprio “fortino” dello spaccio. L’organizzazione criminale, di stampo familiare, aveva allestito un sistema di vedette e telecamere per monitorare i movimenti esterni, garantendo così la sicurezza delle attività illecite.
I carabinieri hanno accertato un intenso smercio di stupefacenti, con un volume d’affari stimato in circa 500 euro al giorno, per un totale di circa 15.000 euro mensili.