Il futuro dell’ospedale Sant’Isidoro di Giarre è nuovamente in bilico. L’Asp di Catania ha trasmesso alla Regione una proposta di rimodulazione della rete ospedaliera che prevede un ridimensionamento del nosocomio giarrese. La struttura, che attualmente conta 76 posti letto, dovrebbe passare a 68, con una riduzione dei posti letto di Ortopedia e Chirurgia.

In base alla proposta dell’Asp, l’ospedale Sant’Isidoro dovrebbe essere riconvertito in una struttura a “vocazione medica”, mantenendo i posti letto di Medicina e Geriatria e i servizi di Radiologia e Laboratorio analisi. L’area chirurgica ambulatoriale dovrebbe essere limitata al day hospital e day surgery per la chirurgia generale minore, mentre i posti letto ordinari di Chirurgia generale e Ortopedia dovrebbero essere trasferiti all’ospedale Dea di Acireale.

LE REAZIONI DEL SINDACO LEO CANTARELLA E DEL DEPUTATO REGIONALE SANTO PRIMAVERA

Il sindaco di Giarre, Leo Cantarella, ha espresso il proprio rincrescimento per questa decisione, che considera un ridimensionamento delle potenzialità dell’ospedale. “Reputo necessaria una mobilitazione per scongiurare scenari nefasti” – ha dichiarato il sindaco – annunciando di aver già pianificato iniziative da portare avanti con urgenza, a partire da una “conferenza con i sindaci del distretto per una strategia condivisa”.

Anche il neo deputato del territorio, Santo Primavera, ha espresso preoccupazione per il futuro dell’ospedale di Giarre. Pur riconoscendo la necessità di criteri manageriali per la riorganizzazione della rete ospedaliera, Primavera ha sottolineato l’importanza di garantire determinati servizi sul territorio, soprattutto in un’area vasta come quella ionico-etnea. “L’ospedale di Giarre va salvaguardato pur nel rispetto dell’efficienza ed economicità del sistema – ha dichiarato il deputato – perché presidio più vicino al vasto bacino ionico-etneo che purtroppo è divenuto periferia della Città metropolitana di Catania. È esclusivamente una scelta politica di vicinanza alla popolazione locale per assicurare livelli minimi di assistenza, la cui concentrazione altrove ha creato solo ingorghi temporali e quindi malfunzionamenti a scapito della salute dei cittadini”.

IL DOCUMENTO

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