Un manifesto per il battesimo con la controversa scritta “questa creatura meravigliosa è… Cosa nostra” ha avuto un prezzo pesante per il giarrese Francesco Rapisarda, noto come “Ciccio Ninfa”. A distanza di dieci anni da quella provocatoria affissione, che destò scalpore tra Macchia di Giarre, Riposto e il rione San Giorgio di Catania, ricordando lo stile del clan Casamonica e finendo sulle pagine dei quotidiani nazionali, la giustizia ha emesso la sua sentenza.
La prima sezione del Tribunale di Catania, presieduta da Maria Grazia Caserta, ha condannato Rapisarda a sei anni e otto mesi di reclusione per associazione mafiosa. La richiesta della Procura, avanzata lo scorso novembre, era stata di 16 anni.
Il caso del manifesto, oltre a generare un’ondata di indignazione, aveva fin da subito sollevato interrogativi sulle modalità e sui messaggi veicolati da certi ambienti criminali, evidenziando una sfrontatezza che oggi trova una risposta nelle aule di tribunale. La sentenza segna un punto fermo in una vicenda che ha unito cronaca nera e una forte reazione dell’opinione pubblica.