Il processo per il femminicidio di Catena Debora Pagano, la 31enne di Letojanni uccisa l’8 luglio 2022 a Macchia di Giarre, ha subito un’ulteriore svolta. L’imputato, Leonardo Fresta, 42 anni, compagno della vittima, si trova ora di fronte a nuove prove che emergono dalla perizia medico-legale disposta dalla Corte d’Assise di Catania.
Il collegio peritale, incaricato di far luce sulle cause del decesso, ha confermato che la giovane mamma è morta per “asfissia acuta meccanica”. Questo significa che è stata soffocata e non annegata, come ipotizzato in precedenza. Gli esami tossicologici e anatomopatologici hanno escluso sia l’annegamento che l’overdose da cocaina come cause del decesso.
La perizia ha rivelato che sul corpo della vittima sono state trovate lesioni compatibili con una colluttazione. Questo elemento, insieme alla conferma dell’asfissia come causa di morte, supporta l’ipotesi di un omicidio. Secondo il collegio peritale, “il ragionamento a sostegno della causa della morte e della relativa ricostruzione del dinamismo lesivo, si è basato su criteri di probabilità scientifica, escludendo evidenze e ipotesi scientificamente non attendibili, pervenendo a identificare l’ipotesi più razionalmente plausibile e scientificamente fondata, capace di spiegare il decesso in modo coerente con i dati disponibili”.
L’avvocato di Fresta, Cristoforo Alessi, ha dichiarato che le conclusioni del collegio peritale sono “del tutto nuove” e che i suoi consulenti tecnici stanno valutando attentamente i dati oggettivi utilizzati dal collegio e i processi decisionali diagnostici utilizzati. L’obiettivo della difesa è di valutare la validità di tali processi come fonte di prova in termini di evidenza scientifica, tenendo conto dei fenomeni putrefattivi o distruttivi cui si trovava il cadavere.
L’esame dei periti è previsto per il 18 marzo dinanzi alla Corte di Assise di Catania. Sarà un momento cruciale per il processo, in cui la difesa e l’accusa si confronteranno sulle nuove evidenze emerse dalla perizia medico-legale.