In vista del completamento del passaggio dei servizi idrici integrati al gestore unico
SIE, si discute, a Catania di acque. Sono noti i disservizi e le incertezze legali. Tuttavia,
entro il mese di aprile del 2026 il gestore unico dovrà provvedere all’intero servizio
integrato in tutta la provincia di Catania.
In questo quadro il consiglio comunale di Catania è stato coinvolto per approvare (o
no) la decisione della Sidra, società di cui il Comune è l’unico azionista, di partecipare ad
un aumento di capitale della società Hydro Spa, che possiede il 49 per cento della società
SIE.
Questa proposta di deliberazione, ha avuto una vita difficile, poiché si è contestato
la mancanza di sufficienti informazioni per poter deliberare. Un dato di fatto riconosciuto
anche dai dirigenti del settore delle società partecipate. L’ultimo passaggio si è consumato
proprio in commissione bilancio mercoledì 4 giugno dove, all’unanimità, la commissione si
è astenuta dal fornire un parere sulla proposta di deliberazione, proprio perché sfornita di
tutte le informazioni necessarie.
Lo stesso giorno in consiglio comunale la maggioranza fa mancare il numero legale
sulla delibera. Il giorno dopo, quando basta un numero di 15 consiglieri per costituire il
numero legale, la delibera viene approvata con 14 voti a favore. Cos’è successo nella
notte per convincere i consiglieri di maggioranza che il giorno prima, con astensioni dal
voto, avevano manifestato grandi perplessità sulla proposta? Nulla di visibile, nessuna
informazione in più, nessun piano industriale, nessuna dichiarazione degli amministratori
della Sidra.
Forse qualcosa di invisibile è invece successo. Sono state offerte garanzie politiche.
Il re è nudo. È questa la politica delle società partecipate dell’amministrazione Trantino e
della maggioranza (sfilacciata) che la sostiene. Le società partecipate servono a
rinsaldare, indebolire, modificare, ricostruire accordi politici. Dovrebbero essere strumento
di efficacia ed efficienza nella fornitura di servizi essenziali ai catanesi. Sono invece
strumento della tenuta degli equilibri politici della città. Si potrebbe dire che non c’è nulla di
nuovo. È vero. Di nuovo potrebbe esserci però una consapevolezza diversa della città che
potrebbe non sopportare più che la classe politica che governa la città si faccia solo gli
affari suoi.

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